02 Apr Inquinamento al tempo del COVID-19: che fare
L’inquinamento al tempo del COVID19
Eminenti organi internazionali ed Italiani (OMS. ARPA ed ISPRA) mostrano come l’inquinamento da Particolato (PM10 e 2,5), Ossidi di azoto (NOx) ed Ossidi di zolfo (SOx) siano inquinanti particolarmente dannosi per l’apparato respiratorio di adulti e bambini, con particolare riferimento a questi ultimi ed ai soggetti con patologie respiratorie come ad esempio l’asma.
E’ inoltre riconosciuto ed appurato che la Pianura Padana in periodi normali abbia elevati livelli di questi inquinanti, al punto da avere già sforato i limiti annuali della direttiva europea di 35 volte già nei primi mesi di ogni anno nelle città di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
La riduzione dell’inquinamento
Nel 2020 l’avvento a febbraio del COVID 19 ha sconvolto questa triste consuetudine portando, con i blocchi della circolazione a persone e merci e conseguente riduzione delle attività industriali, a ridurre del 40-50% l’inquinamento nella Pianura Padana nel mese di marzo, ben documentato su internet da articoli come quello di Oggiscienza del 28 03 2020, con grafici, foto e viste satellitari di origine ESA (European Space Agency).
Fonte: Copernicus
La cosa non è passata inosservata all’uomo della strada, molti amici e parenti da Milano a Bologna, da Torino a Venezia segnalano come l’aria sia più pulita e respirabile, con piacevole sensazione di benessere per tutti.
Sorge spontanea la domanda, ma dobbiamo aspettare che arrivi la pandemia per accorgerci che stiamo respirando aria indecente e pericolosa per la salute? E ancora, crediamo che passata la pandemia l’aria rimanga piacevole se non facciamo qualcosa di importante contro l’inquinamento?
Da sottolineare che gli inquinanti sopra citati non dipendono solo dalle auto, ma anche da riscaldamenti ed attività industriali, inalterati se non aumentati i primi in questo periodo per la maggiore permanenza in casa, ridotti i secondi per la riduzione di molte attività industriali.
Cosa possiamo fare
Certo qualcosa possiamo fare, le amministrazioni pubbliche in prima istanza ed ognuno nel proprio piccolo, per migliorare le condizioni dell’aria che respiriamo.
L’uso di fonti energetiche pulite per riscaldamento, attività industriali ed autotrazione è ora una scelta obbligata e dobbiamo farlo ora e non tra dieci o venti anni, senza farci ingannare da sirene varie che per interessi economici ci portano a fare scelte errate.
Per i riscaldamenti è opportuno abbandonare combustibili altamente inquinanti come il gasolio, i pellet di legno ed indirizzarci decisamente verso pompe di calore e il metano a breve e verso l’idrogeno nel medio-lungo periodo (già cominciano a trovarsi in commercio caldaie ad idrogeno).
Le attività industriali ed i trasporti pesanti devono passare ad energie da fonti alternative, ed usare eventualmente il metano nel breve periodo.
I veicoli devono usare combustibili a zero emissioni di particolato, come energia elettrica ed il metano nel breve periodo nelle città, il metano sulle lunghe percorrenze e l’energia elettrica da idrogeno nel medio-lungo periodo.
Un recente test su strada svolto dal CNR di Napoli ha mostrato come il metano consenta drastiche riduzioni del particolato (-99,5%), migliori anche di 20 volte, e sensibili riduzioni della CO2 ( -17%) e della CO (-49%) rispetto agli ibridi benzina, che invece sono migliori per gli Nox.
L’ideale quindi sarebbe avere veicoli ibridi alimentati a metano, con importanti riduzioni di consumi,di emissioni climalteranti (CO2 e CO) ed azzeramento o quasi degli inquinanti (PM, Nox e SOx).
Meglio ancora se alimentati con biometano prodotto da rifiuti agricoli od urbani, che comporta il minor impatto ambientale in assoluto, anche di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Ma attenzione alle ragioni economiche, costruttori e stampa specializzata già chiedono di rinviare norme e sanzioni causa COVID 19, visti gli elevati investimenti richiesti e le gravi conseguenze dello stop di vendite nei vari paesi.
Tutto questo quando invece le produzioni sono già avviate, le auto sono già sul mercato da gennaio 2020 e le eventuali sanzioni vengono calcolate sul venduto grande o piccolo che sia.
In pratica non ci sono motivi tecnici per l’eventuale rinvio, solo economici, i costruttori possono lucrare di più sui vecchi modelli più inquinanti che sui nuovi più evoluti e più ecologici.
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