08 Gen La mobilità sostenibile nel 2021: speranze e dubbi
La mobilità sostenibile nel 2021 ci dà adito pensare a un nuovo inizio con speranze e progetti.
La fine del 2020 ha visto moltiplicarsi sul mercato i veicoli ibridi, mild, full, plug-in , benzina o diesel, come da previsioni , ma ancora più sulla spinta innovativa che il COVID 19 ha portato con i suoi disastri, ma anche con i suoi sprazzi di luce sull’ambiente.
Le auto ibride da giugno in avanti hanno fatto la parte del leone raggiungendo il 25% delle immatricolazioni, grazie ai vari incentivi ecobonus ed extrabonus erogati dal governo.
Tutto ciò vuol dire per i nuovi veicoli riduzione delle emissioni climalteranti (CO e CO2) e delle emissioni inquinanti ( NOX e PM).
Ma per il 2021 ancora si discute se sia bene incentivare solo i veicoli elettrificati o anche i nuovi a basse emissioni per svecchiare il parco auto italiano e ridurre di conseguenza le emissioni. La seconda tesi, che in parte è stata sposata dal governo con incentivi più bassi, sembra inventata ad arte per favorire la vendita di veicoli attuali, se non già obsoleti, con emissioni di CO2 inferiori a 135 gr/Km quando la normativa Euro 6 prevede la media inferiore a 95 gr/Km ed entro il 2021 verrà
definita la Euro 7 con medie inferiori a 75 gr/Km, che entrerà in vigore dal 2025. Dicevamo in parte perché gli incentivi alle semplici Euro 6 cesseranno al 30 giugno 2021, e possono trovare giustificazione in un aiuto al settore, ma non certo all’ambiente.
Considerato che l’italiano medio tiene l’auto per 5-10 anni, ci ritroveremo nel breve nella stessa situazione senza aver risolto il problema ambientale. E allora meglio incentivare i veicoli con un orizzonte temporale di almeno 5 anni, ibride ed elettriche rispondenti alle attuali normative, come l’attuale governo sembra voler fare.
Una piccola eccezione a tutto questo possono essere le auto a gas, che soprattutto nelle piccole cilindrate già oggi consentono di rimanere nei limiti di emissioni, mentre le medie diesel che anch’esse rientrano nei limiti attuali, scontano la presenza di NOX e PM che solo sulla carta sono nei limiti, essendo i veicoli su strada meno performanti a questi effetti di quelli usati per le omologazioni.
Sarebbe interessante che le prove Real Driving Emission tests (RDE) previste dalla recente normativa venissero effettivamente eseguite sui veicoli a campione, così da convincere tutti, ma proprio tutti che se vogliamo avere un ambiente decente è ora di
smettere di raccontare storielle ad utenti ed amministratori.
La fine del 2020 post COVID ( 1° e 2° ondata) ci ha portato altre notizie interessanti e positive per l’ambiente
-GNL : finalmente quanto previsto dalla Strategia Energetica Nazionale 2019 (SEN) sembra prendere vita e si moltiplicano i distributori di GNL per alimentare i veicoli pesanti, che non vedono a breve l’uso di motori elettrici alimentati a batteria, causa le elevate potenze ed autonomie in gioco
– Idrogeno (H2): a livello europeo ed italiano i grandi attori (stakeholders) della produzione energetica, anche sulla spinta dei progetti di investimento europei Next generation, hanno presentato interessanti programmi per la produzione di H2 verde ( da fonti rinnovabili) e blu ( da metano) per concretizzare nel giro di 10-20 anni la tanto ambita e decantata decarbonizzazione; i costruttori di auto più avanzati Toyota, Hyundai, BMW e Mercedes hanno promosso importanti progetti per vetture ad idrogeno; ma solo Toyota non crede nelle auto elettriche a batterie, le altre stanno presentando diversi modelli per soddisfare il
mercato a breve;
–Batterie : si cominciano a vedere risposte a domande spontanee come cosa fare delle batterie esaurite; la Nissan che produce la Leaf, l’elettrica più venduta al mondo, ha messo in atto un piano di riutilizzo per immagazzinamento di energia da pannelli solari con le batterie dismesse dalle auto; un ex dirigente Tesla ha creato una azienda che riceve dalle case costruttrici le batterie usate, estrae i metalli nobili da esse e li restituisce ai costruttori, creando il circolo virtuoso.
–Città europee: gli amministratori delle grandi città europee, Parigi, Londra, Roma progettano di chiudere l’accesso a veicoli a combustione dal 2025-2030, ma non dicono come arrivarci; credo che le piccole e grandi città debbano cominciare a limitare
progressivamente l’accesso ad aree via via più ampie, senza distinzione di categoria, veicoli di residenti, operatori economici e mezzi pubblici, nel giro di 2-3 anni non devono produrre emissioni inquinanti (PM ed NOX) ), nel giro di 5 anni non devono produrre emissioni climalteranti (CO e CO2); ma se si vuole davvero un ambiente migliore la stessa strategia deve essere applicata per i riscaldamenti
In conclusione tutti devono fare la propria parte.
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