Idrogeno verde il business del momento

L’idrogeno verde può giocare un ruolo chiave nella transizione energetica e costituire una buona opportunità di guadagno per chi investe sui mercati finanziari.

Lo sostiene Gerrit Dubois, specialista di investimenti responsabili per la DPAM che punta su temi legati alla sostenibilità ambientale.

I vantaggi dell’idrogeno verde

L’idrogeno verde è attraente per

  • le industrie ad alta intensità energetica, ad esempio siderurgica e cantieristica navale, difficili alla completa elettrificazione
  • la produzione di fertilizzanti, sostituendo altre produzioni basate sui combustibili fossili
  • l’industria dei trasporti, sia come combustibile che come agente chimico per le fuel cells, emettendo in entrambi casi solo vapore acqueo, quindi a emissioni basse o nulle di carbonio e di inquinanti
  • la possibilità di usarlo come vettore energetico e mezzo di stoccaggio, invece delle batterie, di energie rinnovabili da fotovoltaico ed eolico
  • la possibilità di convertirlo in ammoniaca (NH3), di cui si ha notevole esperienza in gestione e trasporto

Le difficoltà

Tutte queste applicazioni a basso o nullo contenuto di carbonio fanno dell’idrogeno verde il veicolo ideale per la transizione energetica, ma vi sono anche difficoltà da considerare:

  • il prezzo dell’idrogeno verde attualmente è 3,5-4 USD/Kg e fino a 8USD/Kg, contro i 1,5-2 USD/Kg di quello grigio, ottenuto da combustibili fossili con produzione di CO2;
  • in alcune aree dove le rinnovabili sono a basso costo come Australia e Arabia Saudita, non è un caso dove ci sono deserto e sole in abbondanza, i costi cominciano a ridursi
  • essendo infiammabile è necessaria una adeguata infrastruttura per trasporto e stoccaggio, con elevata pressurizzazione per renderlo liquido (400-700 bar)

Normative e incentivi

Importante sarà il ruolo delle normative e gli incentivi e disincentivi al carbonio per spingere significativamente verso questa fonte di energia.

In Italia, dopo le affermazioni del Governo a favore della Transizione Energetica e lo stanziamento di 3,19 miliardi di Euro in favore di iniziative correlate all’idrogeno, è tutto un florilegio di Centri e Regioni che si propongono come campioni nazionali per l’idrogeno, tra i primi Piemonte, Sicilia, Puglia, Modena-Emilia.

Aziende come ENI e SNAM si sono attivate per promuovere progetti sull’idrogeno più o meno innovativi.
ENI proponendo di finanziare la Carbon Capture and Storage (CCS) che di fatto trasformerebbe l’idrogeno grigio (prodotto da Carbone e metano con un processo di steam reforming a 800°C e pressione di 2,5 Mpa) in idrogeno blu con un aggravio di soli
0,5USD/Kg, quindi molto competitivo.

Ma lo storage della CO2 avverrebbe nei giacimenti di metano esauriti, con il rischio che domani possa ritornare in atmosfera per effetto di movimenti tellurici.

SNAM entrando in partecipazione in reali campioni tecnologici del settore come la De Nora di Milano, multinazionale degli elettrodi e del trattamento acque nel settore dagli anni cinquanta, che si dice già pronta a produrre idrogeno su larga scala, con elettrolizzatori dotati di elettrodi all’avanguardia che rendono competitiva l’elettrolisi dell’acqua e la produzione di idrogeno verde.

I progetti di De Nora spaziano dall’Europa, con una fabbrica tedesca già in grado di produrre 1 Gigawatt di idrogeno ed in progetto di ampliarsi a 2 Gigawatt a breve, all’Asia, al Medio-Oriente, alle Americhe.

In Italia hanno presentato per l’autorizzazione un progetto che avrà il ruolo di centro di eccellenza globale.

L’ammoniaca

Interessanti sono anche i progetti di produzione di ammoniaca (NH3), un veicolo energetico ben più conosciuto ed agevole da trattare, per la quale hanno avviato una joint-venture con il gruppo USA Cfi per un impianto da 20 Megawatt di idrogeno green per produrre ammoniaca.

In conclusione in Italia e nel mondo i buoni propositi non mancano, vedremo se si manterrà nel tempo la ferma volontà politica e la conseguente convenienza economica perché tutto ciò diventi realtà globale.

Non avrebbe senso infatti decarbonizzare nella sola Europa, che contribuisce per meno del 10% alla CO2 del pianeta.

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